Per potersi difendere dal Redditometro il contribuente può provare la presenza di ulteriori redditi esenti oltre a quelli già dichiarati (ad esempio donazioni e/o regalie) ma non è tenuto a dimostrare che proprio tali redditi esenti siano stati utilizzati per sostenere le spese contestate.

Tale precisazione è stata fornita dalla Suprema Corte che in una recentissima sentenza chiarisce come “…nessun'altra prova deve dare la parte contribuente circa l'effettiva destinazione del reddito esente … agli incrementi patrimoniali se non la dimostrazione dell'esistenza di tali redditi nè può evincersi un onere di dimostrazione, aggiuntivo, circa la provenienza oltre che l'effettiva disponibilità finanziaria delle somme occorrenti per gli acquisti operati dal contribuente …” (sentenza della Corte di Cassazione n.17664 del 6/08/2014).

La vicenda, d’altronde, ha inizio da una rettifica mediante accertamento con Redditometro nei confronti di una persona fisica.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria gli incrementi patrimoniali e il possesso dei beni non erano coerenti con i redditi dichiarati. Il Fisco, dunque, pretendeva che il contribuente dimostrasse oltre al possesso di questi ultimi redditi anche il fatto che le spese contestate fossero state sostenute proprio grazie ad essi (ad esempio attraverso la contabile dell’estratto conto indicante la transazione).

I giudici della Cassazione invece hanno precisato che la norma non richiede alcuna prova in merito alla reale destinazione delle somme ma solo la dimostrazione dell’esistenza delle stesse, riportandosi così ad altra recente pronuncia sempre della Cassazione (si veda sentenza n.6396/2014).

Infine, sempre in merito a questo argomento, si suggerisce la sentenza n.150/01/13 della Commissione Tributaria Regionale di Torino (sentenza liberamente visibile su www.studiolegalesances.it – Sez. Documenti), la quale chiarisce il rapporto tra Redditometro e accertamento bancario e le eventuali difese del contribuente.

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