REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE L
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. CURZIO Pietro - Presidente -
Dott. GARRI Fabrizia - Consigliere -
Dott. MANCINO Rossana - rel. Consigliere -
Dott. PAGETTA Antonella - Consigliere -
Dott. TRICOMI Irene - Consigliere -
ha pronunciato la seguente:
ordinanza
sul ricorso 17183/2012 proposto da:
INPS - ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DELLA FREZZA 17, presso l'AVVOCATURA CENTRALE DELL'ISTITUTO, rappresentato e difeso dagli avvocati PULLI CLEMENTINA, MAURO RICCI, CAPANNOLO EMANUELA giusta procura in calce al ricorso; - ricorrente -
contro
L.G., in persona della procuratrice speciale L. A., elettivamente domiciliato in ROMA, VIALE MAZZINI 113, presso lo studio dell'avvocato GRASSO ROSA ALBA, che lo rappresenta e difende unitamente all'avvocato MORRONE SALVATORE giusta procura speciale in calce al controricorso; - controricorrente -
avverso la sentenza n. 236/2012 della CORTE D'APPELLO di TORINO del 22/02/2012, depositata il 06/03/2012;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 12/12/2013 dal Consigliere Relatore Dott. ROSSANA MANCINO;
udito l'Avvocato Ricci Mauro difensore del ricorrente che si riporta agli scritti;
è presente il P.G. in persona del Dott. MAURIZIO VELARDI che aderisce alla relazione.

Motivazione

1. La causa è stata chiamata all'adunanza in camera di consiglio del 12 dicembre 2013 ai sensi dell'art. 375 c.p.c., sulla base della seguente relazione redatta a norma dell'art. 380 bis c.p.c.:
2. "La Corte d'appello di Torino accoglieva la domanda proposta da L.G., in persona della procuratrice speciale L. A., cieco assoluto, titolare di pensione di cui alla L. n. 66 del 1962, art. 8, per l'accertamento negativo dell'indebito preteso dall'INPS per superamento del limite di reddito calcolato tenuto conto della casa di abitazione;
3. la Corte territoriale riteneva, contrariamente all'assunto dall'ente previdenziale, che ai fini del riconoscimento della prestazione assistenziale in questione il reddito della casa di abitazione andasse escluso dal reddito imponibile;
4. l'INPS domanda la cassazione della sentenza, sulla base di un unico articolato motivo, con il quale deduce violazione di legge, ed in particolare del D.L. 30 dicembre 1979, n. 663, art. 14 septies (convertito in L. n. 33 del 1980), del D.M. 31 ottobre 1992, n. 553, art. 2, in relazione alla L. n. 118 del 1971, artt. 12 e 13, e contrasta l'impugnata sentenza concludendo nel senso che, per la specifica normativa in materia, il reddito della casa di abitazione, nell'ipotesi d'erogazione della pensione di inabilità civile di cui alla L. n. 118 del 1971, art. 12, va computato nel reddito per il diritto alla prestazione giacchè il riferimento, nelle norme sull'invalidità civile, ai "redditi assoggettabili" (oltre che ai redditi esenti), esprime un concetto più ampio di quello di "redditi assoggettati" cui invece si riferisce il TUIR esclusivamente ai fini della tassazione; in definitiva, l'ente previdenziale ritiene che il limite di reddito per conseguire il diritto alla pensione di invalidità civile, di cui alla L. n. 118 del 1971, deve essere calcolato computando nei redditi di qualsiasi natura assoggettabili all'IRPEF o esenti da detta imposta anche il reddito della casa di abitazione principale, in applicazione del combinato disposto del D.L. n. 663 del 1979, art. 14 septies (convertito nella L. n. 33 del 1980) e del D.M. n. 553 del 1992, art. 2, in quanto, quale onere deducibile D.P.R. n. 917 del 1986, ex art. 10, facente parte del reddito assoggettabile ad IRPEF;
5. la parte privata ha resistito con controricorso;

6. il ricorso è qualificabile come manifestamente infondato in adesione alla giurisprudenza di questa Corte di legittimità (ex multis, Cass. nn. 5479 e 14456 del 2012);
7. "nel caso di specie le norme specifiche di riferimento sono costituite dalla L. n. 118 del 1971, art. 12 e dalla L. n. 153 del 1969, art. 26: la prima rinvia per le condizioni economiche, richieste per la concessione della pensione di inabilità, a quelle stabilite dalla seconda norma per il riconoscimento di pensioni ai cittadini ultrasessantacinquenni sprovvisti di reddito, e per queste ultime pensioni dal computo del reddito sono esclusi gli assegni familiari e il reddito della casa di abitazione; le svolte argomentazioni sono sufficienti per ritenere l'assunto dell'INPS privo di pregio, proprio per l'applicabilità della normativa della pensione sociale in tema di pensione di inabilità, con la conseguente esclusione - ai fini della concessione di quest'ultima, dal computo del reddito di quello della casa di abitazione. Nè può trovare applicazione, contrariamente a quanto affermato dall'INPS, il D.M. 31 ottobre 1992, n. 553, art. 2, secondo il quale nella dichiarazione di cui all'art. 1 debbono essere denunciati, al lordo degli oneri deducibili e delle ritenute fiscali, i redditi di qualsiasi natura assoggettabili all'IRPEF o esenti da imposta, in quanto la casa di abitazione, nel caso di specie ai fini assistenziali, non costituisce onere deducibile, ma una voce di reddito" (Cass. 5479/2012);
8. in definitiva, non si può tenere conto di disposizioni dettate ad altri fini, come quelle che impongono la denuncia dei redditi ai fini assistenziali, perchè queste nulla dicono sulla determinazione effettiva del reddito da considerare ai fini del diritto alla prestazione".
9. Sono seguite le rituali comunicazione e notifica della suddetta relazione, unitamente al decreto di fissazione della presente udienza in Camera di consiglio.
10. La parte intimata ha depositato memoria.
11. Il Collegio condivide il contenuto della relazione conforme all'orientamento ribadito da questa Corte, da ultimo, con ordinanza n. 20387 del 2013.
12. Il predetto orientamento, secondo cui la casa di abitazione non è computabile nei limiti di reddito per il diritto al beneficio preteso, trova ulteriore conferma per la specialità della disciplina delle provvidenze previste in favore dei ciechi assoluti (L. 10 febbraio 1962, n. 66, art. 8: "Tutti coloro che siano colpiti da cecità assoluta o abbiano un residuo visivo non superiore ad un ventesimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione, hanno diritto alla corresponsione della pensione a decorrere dal compimento del 18 anno di età"), pur dopo le disposizioni introdotte, con decretazione d'urgenza, sui requisiti reddituali per il diritto alla pensione di inabilità in favore dei mutilati e degli invalidi civili, (D.L. 28 giugno 2013, n. 76, convertito in L. 9 agosto 2013, n. 99; v., per le prime applicazioni, Cass., ord., 27812/2013).

13. In particolare, per quanto qui rileva, la nuova disposizione sui limiti reddituali ha enunciato l'ambito applicativo soggettivo ed oggettivo della disciplina - "Il limite di reddito per il diritto alla pensione di inabilità in favore dei mutilati e degli invalidi civili, di cui alla L. 30 marzo 1971, n. 118, art. 12, - e ha novellato le disposizioni previgenti (D.L. 30 dicembre 1979, n. 663, art. 14 septies, convertito, con modificazioni, dalla L. 29 febbraio 1980, n. 33) regolamentando espressamente il limite reddituale, pur con la tecnica del rinvio, per relationem, al "reddito agli effetti dell'IRPEF", senza tuttavia abrogare il disposto della L. n. 153 del 1969, art. 26, (che espressamente esclude, dal calcolo dei redditi, "il reddito dominicale della casa di abitazione") che continua, pertanto, a trovare applicazione per le provvidenze previste ex lege per gli assistiti la cui invalidità non sia correlata all'accertamento di una totale inabilità lavorativa (qual è la provvidenza erogata a chi versi in condizione di assoluta cecità).
14. In definitiva il ricorso va rigettato.
15. Le spese di lite, liquidate come in dispositivo, seguono la soccombenza.

PQM

La Corte rigetta il ricorso e condanna la parte ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio, liquidate in Euro 3.000,00 per compensi professionali, oltre Euro 100,00 per esborsi, oltre accessori di legge.
Così deciso in Roma, il 12 dicembre 2013.
Depositato in Cancelleria il 24 febbraio 2014


 

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